Quando il debitore riceve un provvedimento esecutivo che decreta la messa all’asta della propria abitazione, tra le varie domande che potrebbe porsi c’è la seguente: “mi porteranno via anche i mobili?”.
A rigore di legge, il decreto di pignoramento si estende solo ai beni immobili, tra cui, oltre naturalmente alla casa, eventuali garage, cantine, terreni e costruzioni congiunte, ad esempio un mulino, purché siano registrati con i medesimi dati catastali. Pertanto i beni mobili non sono contemplati, così come sono esclusi dall’ipoteca iscritta sulla casa, e il debitore può continuare a disporne come preferisce, portandoli con sé oppure vendendoli.
Tuttavia, possono anche capitare delle circostanze in cui l’atto di pignoramento possa includere anche gli oggetti di arredamento. Questa procedura, denominata cumulo dei mezzi di espropriazione, di solito avviene su richiesta del creditore, quando questi ritiene che il valore dell’immobile sia insufficiente a soddisfare la restituzione del proprio credito e che pertanto venga integrato con la mobilia, soprattutto se include oggetti di rilevante stima. In tal caso però, la procedura di espropriazione non sarà notificata dall’atto, come avviene invece per l’abitazione, ma verrà comunicata personalmente dall’ufficiale giudiziario incaricato di eseguire il pignoramento.
Nel caso in cui venga messo in atto un pignoramento mobiliare, non è tuttavia possibile sequestrare indistintamente tutti i beni di proprietà del debitore. Non rientrano infatti nella procedura i mobili destinati ad uso personale e di necessità, come il tavolo con le sedie, i letti, gli accessori da cucina, gli elettrodomestici indispensabili come frigorifero, lavatrice e piano cottura, le stufe e gli accessori indispensabili per l’igiene personale.
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